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Una mamma ingombrante. Troppo bella, troppo ingenua, troppo innamorata della vita. Due ragazzini, anche loro innamorati di quel sorriso, di quell'abbraccio, dei suoi occhi. Dopo trent'anni Lei sta morendo e quei ragazzi, ora uomo infelice e donna felice (solo in apparenza), tornano al suo capezzale. Intorno a loro la vita passata, trascorsa, ri-raccontata attraverso i ricordi di una Livorno livida, color seppia, di provincia, così umana da sembrare la patria stessa dello spettatore. Il luogo al quale ritornare dopo essere fuggiti. La madre/la patria.
Il film di Virzì è commovente e divertente; il film di Virzì è davvero bello. Splendida la colonna sonora. Splendida la canzone simbolo: "la prima cosa bella/che ho avuto dalla vita/ è il tuo sorriso giovane sei tu". Simbolo, anch'essa, di un altro modo di cantare l'esistenza e le emozioni - quelle emozioni semplici che oggi sembra così difficile poter rivivere. Rabbia, gelosia, amore, passione, ingenuità, coraggio.
Il film di Virzì mi aiuta a ricordare, mi permette di fare paragoni con il passato entrandoci dentro. Mia madre, tra le tante foto conservate in una vecchia scatola di scarpe, ha tre piccole diapositive in bianco e nero scattate da una macchina automatica a pagamento. Nelle foto mi tiene in braccio davanti a sè e insieme guardiamo verso l'obiettivo sorridendo. E' giovane e felice, la mia mamma. Felice di tenermi stretto mentre fuori (lo si capisce da come siamo imbacuccati) fa freddo. Un ricordo splendido che mi è tornato alla mente guardando una scena del film. Quella in cui la Ramazzotti, scacciata con i figli da casa dal marito geloso in piena notte, salta sul pullman per raggiungere un riparo a casa della sorella. La canzone parte; i tre guardano l'obiettivo (il tema del film riempie l'aria): i loro occhi sono gli stessi di quelle diapositive.
La prima cosa bella è un film da vedere. Perchè parla di noi e sembra prenderci per mano per portarci a casa.
VOTO: 8,5